CICLISMO: STAGIONE 2022

Tutte le corse in linea e a tappe brevi

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    "Ma soffri solo un pò per poi non soffrire più Non ho niente dentro, perchè dentro ci sei tu "

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    Vittoria di Filippo Zana nel campionato italiano caratterizzato da un grande prestazione collettiva dei giovani del nostro ciclismo. :clap.gif:
     
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    CITAZIONE (V!ncenzo @ 26/6/2022, 18:00) 
    Vittoria di Filippo Zana nel campionato italiano caratterizzato da un grande prestazione collettiva dei giovani del nostro ciclismo. :clap.gif:

    Sono contento per Zana che se la merita, dopo tre anni tra i pro piuttosto difficili. Ma è da qualche mese che si spera abbia svoltato e l'anno prossimo sarà in una world tour (forse la Bike Excange).

    Però, quando vedo uno come Piccolo che non correva da mesi e mesi (era della gazprom) che arriva quarto, mi chiedo: sono andati forte i giovani o piano gli altri?
    Possibile che i vari Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo, etc etc etc non riescano a tenere il livello di Zana, Piccolo, Battistella e Rota?

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    CITAZIONE (Tadde @ 26/6/2022, 18:59) 
    CITAZIONE (V!ncenzo @ 26/6/2022, 18:00) 
    Vittoria di Filippo Zana nel campionato italiano caratterizzato da un grande prestazione collettiva dei giovani del nostro ciclismo. :clap.gif:

    Sono contento per Zana che se la merita, dopo tre anni tra i pro piuttosto difficili. Ma è da qualche mese che si spera abbia svoltato e l'anno prossimo sarà in una world tour (forse la Bike Excange).

    Però, quando vedo uno come Piccolo che non correva da mesi e mesi (era della gazprom) che arriva quarto, mi chiedo: sono andati forte i giovani o piano gli altri?
    Possibile che i vari Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo, etc etc etc non riescano a tenere il livello di Zana, Piccolo, Battistella e Rota?

    Credo che abbiano perso tutti i big, il treno della fuga buona, e il fatto di non avere team italiani con molti italiani (tranne la Bardiani, che aveva Zana davanti) ha fatto il resto, nessun accordo dietro e i big hanno smesso di crederci!
     
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    ora, speriamo che i cinesi s'interessino al calcio ... lasciando in pace le mie zanne

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    La Quick Step lascia a casa Alaphilippe... il Tour perde un'altro possibile protagonista.
    Purtroppo, sembra che non abbia ancora ritrovato una condizione accettabile dopo il terribile incidente subito alla Liegi.

    Edited by tembo2 - 28/6/2022, 15:20
     
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    CITAZIONE (nikkke @ 26/6/2022, 19:33) 
    CITAZIONE (Tadde @ 26/6/2022, 18:59) 
    Sono contento per Zana che se la merita, dopo tre anni tra i pro piuttosto difficili. Ma è da qualche mese che si spera abbia svoltato e l'anno prossimo sarà in una world tour (forse la Bike Excange).

    Però, quando vedo uno come Piccolo che non correva da mesi e mesi (era della gazprom) che arriva quarto, mi chiedo: sono andati forte i giovani o piano gli altri?
    Possibile che i vari Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo, etc etc etc non riescano a tenere il livello di Zana, Piccolo, Battistella e Rota?

    Credo che abbiano perso tutti i big, il treno della fuga buona, e il fatto di non avere team italiani con molti italiani (tranne la Bardiani, che aveva Zana davanti) ha fatto il resto, nessun accordo dietro e i big hanno smesso di crederci!

    quindi senza squadra non si corre?
    Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo mi sembrano i componenti di una bella squadra...
    si chiude il buco, visto che tra -25 ed i -20 all'arrivo erano arrivati ad una trentina di secondi, e poi si ragione su come provare a vincere...
    a meno che serva sempre il gregario che faccia il lavoro sporco..

    Edited by landa - 29/6/2022, 12:27
     
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    CITAZIONE (landa @ 29/6/2022, 12:26) 
    CITAZIONE (nikkke @ 26/6/2022, 19:33) 
    Credo che abbiano perso tutti i big, il treno della fuga buona, e il fatto di non avere team italiani con molti italiani (tranne la Bardiani, che aveva Zana davanti) ha fatto il resto, nessun accordo dietro e i big hanno smesso di crederci!

    quindi senza squadra non si corre?
    Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo mi sembrano i componenti di una bella squadra...
    si chiude il buco, visto che tra -25 ed i -20 all'arrivo erano arrivati ad una trentina di secondi, e poi si ragione su come provare a vincere...
    a meno che serva sempre il gregario che faccia il lavoro sporco..

    Non sempre vengono "automatici" gli accordi fra corridori di team diversi, basta un big che fa il furbo, che gli altri si ritroverebbe a fare il lavoro per uno di un altro team! Evidentemente qualcuno non aveva intenzione di collaborare! Sono dinamiche di corsa, non sempre vince il più forte, sempre vince il migliore xo!
     
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    CITAZIONE (nikkke @ 29/6/2022, 13:28) 
    CITAZIONE (landa @ 29/6/2022, 12:26) 
    quindi senza squadra non si corre?
    Trentin, Ballerini, Bagioli, Formolo, Ciccone, Masnada, Aleotti, Covi, Cattaneo, Nizzolo mi sembrano i componenti di una bella squadra...
    si chiude il buco, visto che tra -25 ed i -20 all'arrivo erano arrivati ad una trentina di secondi, e poi si ragione su come provare a vincere...
    a meno che serva sempre il gregario che faccia il lavoro sporco..

    Non sempre vengono "automatici" gli accordi fra corridori di team diversi, basta un big che fa il furbo, che gli altri si ritroverebbe a fare il lavoro per uno di un altro team! Evidentemente qualcuno non aveva intenzione di collaborare! Sono dinamiche di corsa, non sempre vince il più forte, sempre vince il migliore xo!

    certo... ma bastava fare qualche tirata e li andavano a prendere (sempre che avessero le gambe)... e poi si vedeva...
    quando mancano 20km si ha tutto il tempo per fare ancora qualcosa... se lo si vuole fare e se si ha la testa per farlo..
    diverso era tirare per riprenderli ai -5 o addirittura dopo... non credo che nessuno avrebbe tirato per portare nizzolo sul rettilineo finale...
    poi certo che i 4 (anzi 5 e tutti giovani) comunque sono andati forte...
     
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    Forse abbiamo una delle risposte: un bel focolaio Covid.

    Trentin salta il Tour, idem Battistella. E chissà quanti ne verranno fuori. Alla fine ha fatto bene Ganna a fare solo la cronometro dove sei da solo e poi ciao a tutti.

    Visti ormai gli scarsi sintomi, chissà se facessero uno screening di massa sulla popolazione italiana quanti positivi uscirebbero.

    Al Tour per protocollo devono fare un tampone in questi giorni, poi uno per ogni giorno di riposo. Speriamo non siano questi a decidere la corsa.
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    CITAZIONE (Tadde @ 29/6/2022, 18:09) 
    Forse abbiamo una delle risposte: un bel focolaio Covid.

    Trentin salta il Tour, idem Battistella. E chissà quanti ne verranno fuori. Alla fine ha fatto bene Ganna a fare solo la cronometro dove sei da solo e poi ciao a tutti.

    Visti ormai gli scarsi sintomi, chissà se facessero uno screening di massa sulla popolazione italiana quanti positivi uscirebbero.

    Al Tour per protocollo devono fare un tampone in questi giorni, poi uno per ogni giorno di riposo. Speriamo non siano questi a decidere la corsa.
     
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    "Ma soffri solo un pò per poi non soffrire più Non ho niente dentro, perchè dentro ci sei tu "

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    Dal 2 giugno sarà disponibile in tutte le librerie l’autobiografia di Laurent Fignon, 'Eravamo giovani e incoscienti' appena uscita nella nostra collana #PagineAlvento.

    Il Giro d’Italia si è appena concluso a Verona con una cronometro. Proprio come accadde nel 1984, quando a contendersi la vittoria finale sul filo del tempo furono Francesco Moser e Laurent Fignon. Il campione francese, come al solito senza troppi giri di parole, con ironia ma anche con molta amarezza, nel suo libro quel giorno lo ha raccontato così:

    «Restavano soltanto due tappe. L’ultima era una cronometro di 42 chilometri fra Soave e Verona, un percorso che, anche se un poco sinuoso, era piatto come un biliardo. Sembrava fatto apposta per Moser. Poco prima della partenza, quando ho visto che era in sella alla sua bici da record dell’ora, ho capito che non c’era niente da fare.
    Si stimava che con questo mezzo avrebbe potuto guadagnare nei miei confronti due secondi al chilometro. Considerando che, in condizioni normali, su quella distanza gli avrei probabilmente
    reso un minuto abbondante, il conto era presto fatto. Moser, che non ha mai avuto paura di niente, dichiarò tempo dopo: «La mattina della crono sono andato a fare un test, in compagnia del mio medico, il dottor Tredici. Mi ha chiesto di spingere al massimo e mi sono accorto che ero sui tempi del record dell’ora. Non ho fatto altro che ripetermi al pomeriggio, sicuro di me stesso. Il dottore mi aveva detto
    di partire a fondo e mi aveva assicurato che avrei potuto conservare lo stesso ritmo per un’ora ed è quello che è accaduto».
    Moser, 42 chilometri, a quasi 51 di media. Io, secondo a 2 minuti e 24 secondi. In classifica generale scendevo al secondo posto, a un 1 minuto e 3 secondi. Sparivo nel caos.
    La cosa era tanto più difficile da accettare, anche per il fatto che durante una gran parte della mia prova, il pilota sull’elicottero della TV, senza dubbio preso dalla passione divorante per il suo mestiere, si divertiva a farmi delle riprese da così vicino che avrebbe potuto leccare il mio numero sulla schiena.
    Inutile dire che le pale dell’elicottero provocavano una turbolenza d’aria tale da rallentare il mio passo. Per due o tre volte, nonostante rischiassi di cadere, alzai il pugno in quella direzione per protestare. Ma non c’era niente da fare: tutto era pensato affinché Moser potesse trionfare. Guimard era fuori di sé dalla rabbia. E io con lui.
    In circostanze normali, se tutte le tappe si fossero svolte regolarmente, quella cronometro avrebbe avuto un’importanza secondaria. I distacchi significativi si sarebbero creati giorni prima. E io avrei vinto il mio primo Giro d’Italia nel modo più logico del mondo. Un dolore mi bruciava nel petto: il dolore dell’ingiustizia!
    La sera della tappa dello Stelvio [la tappa dello Stelvio era stata annullata dall’organizzazione, ufficialmente per rischi di valanghe al passaggio, ma erano in molti a sospettare che la decisione fosse stata presa per risparmiare a Moser una tappa in cui avrebbe potuto rischiare, se attaccato da Fignon, di perdere la maglia rosa, ndr] avremmo potuto decidere di abbandonare la corsa e sarebbe stato un gesto forte. Avevamo però ancora qualche possibilità di vittoria e, inoltre, la Renault aveva la maglia bianca di miglior giovane con Mottet, io ero in testa alla classifica del Gran premio della montagna ed eravamo primi nella classifica per squadre…
    Ma dopo quelle tre settimane così particolari, una cosa almeno era chiara a tutti: ero un Fignon in grado di vincere ogni corsa.
    Per trionfare sulle strade di Coppi non era mancato molto
    al ciclista che ero al tempo.
    Ma quel Giro manca ancora tanto all’uomo che sono adesso.
    Come un dolore.
    Il dolore è scomparso. Ma non il ricordo del dolore».

    Eravamo giovani e incoscienti, di Laurent Fignon
    Pagine Alvento-Mulatero Editore,
    21 euro, da giovedì in libreria

    Disponibile su: https://alvento.cc/prodotto/laurent-fignon/

    Mulatero Editore

    Letta su Facebook
    Chiedo a quelli più "esperti" di me, tipo Chicchio e Tembo, quanto c'è di vero in ciò che dice Fignon?
     
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    CITAZIONE (V!ncenzo @ 2/7/2022, 21:28) 
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    Dal 2 giugno sarà disponibile in tutte le librerie l’autobiografia di Laurent Fignon, 'Eravamo giovani e incoscienti' appena uscita nella nostra collana #PagineAlvento.

    Il Giro d’Italia si è appena concluso a Verona con una cronometro. Proprio come accadde nel 1984, quando a contendersi la vittoria finale sul filo del tempo furono Francesco Moser e Laurent Fignon. Il campione francese, come al solito senza troppi giri di parole, con ironia ma anche con molta amarezza, nel suo libro quel giorno lo ha raccontato così:

    «Restavano soltanto due tappe. L’ultima era una cronometro di 42 chilometri fra Soave e Verona, un percorso che, anche se un poco sinuoso, era piatto come un biliardo. Sembrava fatto apposta per Moser. Poco prima della partenza, quando ho visto che era in sella alla sua bici da record dell’ora, ho capito che non c’era niente da fare.
    Si stimava che con questo mezzo avrebbe potuto guadagnare nei miei confronti due secondi al chilometro. Considerando che, in condizioni normali, su quella distanza gli avrei probabilmente
    reso un minuto abbondante, il conto era presto fatto. Moser, che non ha mai avuto paura di niente, dichiarò tempo dopo: «La mattina della crono sono andato a fare un test, in compagnia del mio medico, il dottor Tredici. Mi ha chiesto di spingere al massimo e mi sono accorto che ero sui tempi del record dell’ora. Non ho fatto altro che ripetermi al pomeriggio, sicuro di me stesso. Il dottore mi aveva detto
    di partire a fondo e mi aveva assicurato che avrei potuto conservare lo stesso ritmo per un’ora ed è quello che è accaduto».
    Moser, 42 chilometri, a quasi 51 di media. Io, secondo a 2 minuti e 24 secondi. In classifica generale scendevo al secondo posto, a un 1 minuto e 3 secondi. Sparivo nel caos.
    La cosa era tanto più difficile da accettare, anche per il fatto che durante una gran parte della mia prova, il pilota sull’elicottero della TV, senza dubbio preso dalla passione divorante per il suo mestiere, si divertiva a farmi delle riprese da così vicino che avrebbe potuto leccare il mio numero sulla schiena.
    Inutile dire che le pale dell’elicottero provocavano una turbolenza d’aria tale da rallentare il mio passo. Per due o tre volte, nonostante rischiassi di cadere, alzai il pugno in quella direzione per protestare. Ma non c’era niente da fare: tutto era pensato affinché Moser potesse trionfare. Guimard era fuori di sé dalla rabbia. E io con lui.
    In circostanze normali, se tutte le tappe si fossero svolte regolarmente, quella cronometro avrebbe avuto un’importanza secondaria. I distacchi significativi si sarebbero creati giorni prima. E io avrei vinto il mio primo Giro d’Italia nel modo più logico del mondo. Un dolore mi bruciava nel petto: il dolore dell’ingiustizia!
    La sera della tappa dello Stelvio [la tappa dello Stelvio era stata annullata dall’organizzazione, ufficialmente per rischi di valanghe al passaggio, ma erano in molti a sospettare che la decisione fosse stata presa per risparmiare a Moser una tappa in cui avrebbe potuto rischiare, se attaccato da Fignon, di perdere la maglia rosa, ndr] avremmo potuto decidere di abbandonare la corsa e sarebbe stato un gesto forte. Avevamo però ancora qualche possibilità di vittoria e, inoltre, la Renault aveva la maglia bianca di miglior giovane con Mottet, io ero in testa alla classifica del Gran premio della montagna ed eravamo primi nella classifica per squadre…
    Ma dopo quelle tre settimane così particolari, una cosa almeno era chiara a tutti: ero un Fignon in grado di vincere ogni corsa.
    Per trionfare sulle strade di Coppi non era mancato molto
    al ciclista che ero al tempo.
    Ma quel Giro manca ancora tanto all’uomo che sono adesso.
    Come un dolore.
    Il dolore è scomparso. Ma non il ricordo del dolore».

    Eravamo giovani e incoscienti, di Laurent Fignon
    Pagine Alvento-Mulatero Editore,
    21 euro, da giovedì in libreria

    Disponibile su: https://alvento.cc/prodotto/laurent-fignon/

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    Chiedo a quelli più "esperti" di me, tipo Chicchio e Tembo, quanto c'è di vero in ciò che dice Fignon?

    Non è che ricordi tanto bene anzi direi di non ricordare ma sarebbe successo viceversa in Francia.
    Detto questo Fignon fu un grandissimo corridore .
    Riposi in pace.
    Tembo e Jef ricorderanno meglio.
     
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    dai diamanti non nasce niente,dal letame nascono i fiori.. De Andrè

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    Da parte sua tutto vero quello che racconta Fignon inerente al Giro 1984.
    Capitolo doping mi attengo a quello che Fignon stesso ha dichiarato.

    Una nota personale sul doping: Dobbiamo essere consapevoli che il doping nello sport è nato prima dell’antidoping è ancora oggi viaggia sempre con un margine di qualche anno di vantaggio sull’antidoping, sia chiaro sto parlando di doping nello sport in generale e non solo nel ciclismo.

    Torniamo a parlare dell’argomento: Da parte di Moser tutto falso, ad esempio diceva che l'elicottero aveva danneggiato anche lui, (ad onor del vero secondo me no e lo dico da Moseriano), e poi aveva la bici del record con le ruote lenticolari che Ambrosio aveva blindate depositando il brevetto.

    Fatto sta che Moser veniva dalla preparazione del record dell'ora che era iniziata, nel 1983, era seguito da uno staff di eccellenza di allora per alcuni, invece per altri........, ricordo Conconi, Ferrari, Tredici, il grande Sassi e altri che ora non mi vengono in mente, tutto sponsorizzato da Enervit, in sostanza Moser a città del Messico nel mese di gennaio 1984 fece il doppio record dell’ora, il primo con 50.800, (doveva essere solo un test sui 20km. ma visto che andava benissimo proseguì per l’ora), e quattro giorni dopo replicò, perché quella era la data fissata per il record dove c’era il pubblico e tutti i suoi tifosi, migliorandolo e portandolo a 51.151, a marzo vinse la Sanremo e poi arrivò la vittoria al Giro.

    Naturalmente la nuova metodologia di allenamento introdotto in quel periodo con preparatori, medici della medicina sportiva, ricercatori ecc. fecero arricciare il naso a molti, colleghi compresi, e naturalmente lo sceriffo in quel periodo non era simpatico a tutti, per esempio l'annullamento della tappa di montagna per rischio valanghe, forse il Pordoi, in modo che Fignon non potesse attaccare Moser su di un terreno a lui sfavorevole non sono altro che le stesse polemiche che si fanno oggi quando una tappa viene annullata per neve o meglio per garantire la sicurezza dei corridori.

    Edited by ros58 - 3/7/2022, 00:09
     
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    CITAZIONE (ros58 @ 2/7/2022, 23:58) 
    Da parte sua tutto vero quello che racconta Fignon inerente al Giro 1984.
    Capitolo doping mi attengo a quello che Fignon stesso ha dichiarato.

    Una nota personale sul doping: Dobbiamo essere consapevoli che il doping nello sport è nato prima dell’antidoping è ancora oggi viaggia sempre con un margine di qualche anno di vantaggio sull’antidoping, sia chiaro sto parlando di doping nello sport in generale e non solo nel ciclismo.

    Torniamo a parlare dell’argomento: Da parte di Moser tutto falso, ad esempio diceva che l'elicottero aveva danneggiato anche lui, (ad onor del vero secondo me no e lo dico da Moseriano), e poi aveva la bici del record con le ruote lenticolari che Ambrosio aveva blindate depositando il brevetto.

    Fatto sta che Moser veniva dalla preparazione del record dell'ora che era iniziata, nel 1983, era seguito da uno staff di eccellenza di allora per alcuni, invece per altri........, ricordo Conconi, Ferrari, Tredici, il grande Sassi e altri che ora non mi vengono in mente, tutto sponsorizzato da Enervit, in sostanza Moser a città del Messico nel mese di gennaio 1984 fece il doppio record dell’ora, il primo con 50.800, (doveva essere solo un test sui 20km. ma visto che andava benissimo proseguì per l’ora), e quattro giorni dopo replicò, perché quella era la data fissata per il record dove c’era il pubblico e tutti i suoi tifosi, migliorandolo e portandolo a 51.151, a marzo vinse la Sanremo e poi arrivò la vittoria al Giro.

    Naturalmente la nuova metodologia di allenamento introdotto in quel periodo con preparatori, medici della medicina sportiva, ricercatori ecc. fecero arricciare il naso a molti, colleghi compresi, e naturalmente lo sceriffo in quel periodo non era simpatico a tutti, per esempio l'annullamento della tappa di montagna per rischio valanghe, forse il Pordoi, in modo che Fignon non potesse attaccare Moser su di un terreno a lui sfavorevole non sono altro che le stesse polemiche che si fanno oggi quando una tappa viene annullata per neve o meglio per garantire la sicurezza dei corridori.

    Qualcosa ricordo specialmente la tappa del Blockhaus dove Moser diede la paga a Fignon , Fignon era superiore in salita ma sul Blockhaus si fece anticipare , poi Moser andava da dio in discesa recuperava sempre qualcosa , con oltre ottanta km di crono recuperava quelli persi in salita , sulla neve non non era possibile salirci lo dichiarano in molti , poi elicottero mhaaa ci sono distanza da rispettare non so , ma quello che non mi e piaciuto di Fignon e che dichiaro a fine giro che era un giro con poche salite ....ma a parte quello tolto che per Guimard doveva essere rimpiazzato ...non so come ? ma non lo sapevano che era un giro meno duro e crono quasi come quelli Francesi ? era a portata di Moser e ha vinto meritatamente e senza brogli , ne abbiamo visti di brogli in Francia anche da parte dei "tifosi "molto ostile a noi , hanno sempre fato tour a portata di chi volevano che vincesse . Moser e stato il primo ad essere gestito dalla Bassa Bortolo in modo scientifico con tutte queste diavoleria sempre più sofisticato che ora sa diventato ossessionante ...che a me non piace per niente
     
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    Chiaramente il Giro d'Italia fu disegnato in maniera che potesse andar bene a Moser...
    del resto i nostri cugini d'oltralpe, dai tempi di Anquetil, ci hanno insegnato come fare.
    Nulla di scandaloso, chiaro che se hai un Pantani fai tutt'altro percorso.
    Riguardo la tappa da Soave a Verona, 42 km a cronometro, il risultato era già scritto... il Moser di quell'anno sulle crono era un bolide.
    Se poi vogliamo andare a vedere i sistemi di preparazione del suo team, (Conconi, Ferrari, Tredici), preferirei non andare a ravanare in profondità....
    preferisco non ricordare il PROF.CONCONI.

    PS) Ad ogni modo Fignon è stato un gran bel corridore.

    Edited by tembo2 - 3/7/2022, 15:20
     
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