Giro 2019

Torna la corsa a tappe più amata dagli Italiani

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  1. Oskar
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    Carapaz: 9. Grande Giro per il piccolo ecuadoregno, che non prende 10 solo perché lui e la sua squadra, la più forte in corsa, si disinteressano delle tappe.

    Movistar: 8. Con più coraggio avrebbe potuto portare a casa qualche tappa e piazzare anche Landa sul podio, ma alla fine conta centrare l'obiettivo grosso.

    Landa: 7. Sfortunato perché si trova sempre qualcuno davanti nella propria squadra, ma forse gli manca anche la forza di dare la spallata per prendersi il suo momento. Ma prima o poi vincerà, è forte.

    Nibali: 7,5. Regolare e affidabile, ma leggermente in declino. Non riesce a vincere un Giro contro avversari obiettivamente non di primissimo piano.

    Roglic: 7,5. Bel podio, più di così, senza squadra e potendosi solo difendere in salita, non credo potesse fare.

    Lopez: 6. Tanta sfortuna ma anche poca sapienza tattica. La classe però c'è, si rifarà.

    Ciccone: 8. Qui c'è il potenziale per avere un grande corridore. Ma avrà anche la testa per diventarlo?

    Masnada: 8. Cuor di leone.

    Yates: 4. Tanto fumo e poco arrosto.

    Viviani: 4. Capisco la frustrazione per la vittoria che non arriva e per la penalizzazione che ritiene ingiusta, ma non avrebbe dovuto abbandonare il Giro, specialmente considerando che si concludeva nella sua (e mia) Verona.

    Ackermann: 8. Miglior velocista in gara.

    Mollema, Maijka, Ewan e Zakarin: 7. Fanno bene il loro.

    Giro 2019: 3. Percorso scadente, livello dei partecipanti medio-basso, anche a causa della iella. Fatto sta che non è passata neanche una settimana dalla fine della corsa rosa e già quasi me la sono scordata.

    Cicilismo italiano: 2. Pochi lampi da Ciccone, Masnada, Cima e il vecchio Nibali in un disastro colossale. Ho iniziato a seguire il ciclismo nei primi anni 2000; se penso ai corridori che avevamo allora, i vari Garzelli, Simoni, Savoldelli, Casagrande, Bettini, Rebellin, Celestino, Bortolami, Di Luca, Tafi, i velocisti come Cipollini, Baldato, Bennati e Petacchi, i gregari di lusso come Sacchi, Lombardi e Velo, i giovani emergenti come Basso, Cunego e Pozzato, e li paragono ai nostri portacolori di oggi, mi viene male.
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