Tutto sull'atletica!

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  1. WP Alex&Dusty 79
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    Ecco il vincitore del "Vivicittà" a Brescia

    YASSINE RACHIK, Vive in Italia da anni, e' tra i migliori in Europa nei 5.000 e sogna la maglia azzurra. Ma i documenti non arrivano e lui e' costretto a rinunciare agli Europei: La Fidal deve sbrigarsi a fare qualcosa, con Derkach siamo il futuro della atletica italiana.

    Talento cristallino e idee chiare, Yassine Rachik vive nel nostro paese, parla bergamasco, ha vinto il tricolore junior ma non può correre per l’ Italia. Con la seconda prestazione continentale nei 5.000 e l’ impossibilità di partecipare a mondiali o europei, rappresenta uno dei paradossi della nostra atletica, che si trova in casa dei talenti capaci di scalare i vertici mondiali eppure non li fa gareggiare. Darya Derkach, Razine Marouan, Eusebio Haliti, Hassane Fofana: ragazzi con testa e gambe da fuoriserie tenuti fermi ai box in attesa di un timbro sui documenti. Medaglie in stand by. Rachik quest’ estate ha scalato le liste under 20 correndo i 5.000 in 14’02”00, che in Europa è il secondo tempo: lo ha fatto al termine di una settimana di fuoco, nella quale ha portato a casa altri due personali. Prima i 3.000 di Nembro, chiusi in 8’06”67, poi un 1.500 a Celle Ligure in 3’48”66, per finire alla grande Ponzano Veneto proprio nei 5.000. Con tempi così nella fondina, lui giustamente scalpita, non ci sta a restare fuori dai giochi: «Io al prossimo mondiale voglio gareggiare. Se riesco a rappresentare l’ Italia mi fa molto piacere, visto che vivo qua e mi sento italiano. Però non vedo collaborazione. In altri paesi basta un anno e se vai forte ti danno la cittadinanza subito. Qui invece…». Altre nazioni se si tratta di campioni sono decisamente più ricettive, altri sport, leggi rugby, si sono inventati l’ eleggibilità sportiva: se sei forte giochi per noi, anche se non hai il passaporto. Yassine si infervora: «Io posso aspettare ancora un anno o due, ma nessuno mi assicura che fra due anni andrò ancora forte. La FIDAL mi dice che ci sta provando però non hanno fatto niente. C’è stato un problema con le carte, i tecnici federali si sono interessati e io gli ho consegnato tutti i documenti. Però dopo 6 mesi ho parlato con quello che doveva riceverli e non li aveva ancora visti. Questa cosa mi ha distrutto». Lui, che come manager si è appena affidato a Federico Rosa, non l’ ha presa molto bene: «La federazione deve sbrigarsi a fare qualcosa, non solo per me ma anche per gli altri, come Razine Marouan e Dariya Derkach. Lei ha la seconda prestazione mondiale nel lungo! Questi qua ci stanno proprio spaccando» I campionati italiani di Bressanone li ha dominati: «Ma a me non interessano gli italiani, a me interessano i mondiali! Potevo vincere gli europei, e con una gamba sola… ho visto il livello che c’ era, avrei detto la mia». Invece la maglia azzurra resta proibita, perché per la legge non è italiano. Anche se avrebbe tutti i requisiti per diventarlo. Lui in Italia è arrivato nel 2004, il padre Said molto prima: «Son 20 anni che è qua, è sempre stato uno regolare e non ha mai combinato niente. Lavora dal 1993 nella stessa fabbrica, abbiamo comprato anche la casa. Eppure niente cittadinanza, nemmeno per meriti sportivi». E da qualche mese l’ iter è diventato ancora più arduo, perché l’ 11 giugno Yassine ha compiuto 18 anni: «Se mio padre diventava italiano mentre io ero ancora minorenne era tutto più facile». Rachik sa di avere i numeri per sfondare «Mi alleno solo una volta al giorno: il 14’02” non me l’ aspettavo, ma ho fatto solo il mio dovere. L’ anno prossimo penso di fare almeno 13’40”». Se deve scegliere un nome nell’ olimpo degli atleti sceglie «Hicham el Guerrouj, anche se quando lo tifavo dal Marocco non sapevo ancora cosa volesse dire correre: facevo karate. Con l’ atletica ho iniziato qui in Italia, in terza media». Si allena da due stagioni con Giancarlo Ferrari dell’ atletica Hyppon Pontoglio, fino all’ anno scorso la squadra di Yassine prima del passaggio alla Cento Torri Pavia: «Quest’ anno abbiamo cambiato un po’ tutto per provare i 5.000. Ho fatto una bellissima preparazione per gli italiani di cross, e nonostante delle contratture che mi hanno condizionato per un mese sono arrivato lo stesso secondo». Se gli chiedi cosa si aspetta dal 2012, lui risponde con lo stesso leit motiv: «Voglio solo la cittadinanza. Io mi alleno ma non serve a niente, nemmeno se faccio il record italiano. Queste sono cose che ti spezzano. Valgono solo i fatti, e i fatti sono che non posso correre per le medaglie che contano. Vorrei far vedere chi sono nel mondo e rappresentare l’ Italia, e non posso». Un leone in gabbia: «Mi sento come se stessi aspettando un paese che non mi vuole! Devono fare qualcosa, noi siamo il futuro dell’ Italia!»
    E INTANTO YASSINE CONTINUA A VINCERE...
    Yassine Rachik, dopo essersi aggiudicato in giugno il titolo italiano juniores dei 5000m, si è ripetuto domenica nel corso dei campionati italiani di mezza maratona, che si sono tenuti a Cremona. Nella gara vinta dal keniota Eric Kipkemei, Yassine ha chiuso al 37° posto, ma primo della categoria juniores, aggiudicandosi quindi la maglia di CAMPIONE ITALIANO. 1h07'34" il tempo finale per lui, con il quale stacca di 26" la medaglia d'argento Matteo Campana e di 50" quella di bronzo, Marco Barbuscio. Regolarissima la gara del nostro portacolori, che è passato al decimo chilometro in 32'25" (che vuol dire una media di 3'14") e in 57'52" al diciottesimo (alzando leggermente l'andatura a 3'12" di media). Per Yassine si chiude quindi nel migliore dei modi una stagione che a livello nazionale lo ha visto sempre protagonista fin dal Campaccio di inizio stagione.

    Articolo preso dal sito uisp

    Ecco, i puzzoni al potere degli sport continuino a non fare un cazzo e fare solo blablabla che stiam tutti bene così, poi si lamentano che non ci sono atleti naturalizzati in Italia, grazie alla cippazza!

    E questo discorso vale per tutti gli sport, (rarissime eccezioni a parte) non solo per l'atletica

    E qui censored
     
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804 replies since 2/3/2013, 19:38   25511 views
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